«Le Scritture ci hanno tenuto uniti»

È stato lo scrittore Abraham B. Yehoshua l’ospite centrale di questa edizione della Festa del Libro Ebraico, svoltasi ieri in un’unica soluzione tra Meis e Teatro Comunale Abbado di Ferrara. L’intellettuale ha tenuto una lectio magistralis proprio sul libro ebraico. In platea tra il pubblico, oltre al presidente del Meis

Dario Disegni, al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e alla direttrice generale del ministero Paola Passarelli, anche il presidente dell’Unione comunità ebraiche Noemi Di Segni. Quest’ultima ha sottolineato come nel testo ebraico ci sia qualcosa in più del rapporto che si crea fra lettore ed autore, perché nelle sue pagine c’è sempre un legame con la storia del popolo ebraico; Andrea Pesaro della comunità ebraica cittadina ha confermato il desiderio di collaborare con il Meis per dare un futuro alla piccola comunità, tutti hanno lodato l’iniziativa. Ma tutti non attendevano che il momento di ascoltare le parole di Yehoshua,
preceduto da un breve ma esaustivo ritratto fatto da Simonetta Della Seta direttrice del Meis ed anche traduttrice della sua relazione pronunciata tutta in inglese. «Sappiamo chi è Abraham Yehoshua, ovvero tra i maggiori interpreti del rapporto elettivo che da secoli lega l’ebraismo alla letteratura. Nato a Gerusalemme nel 1936, insegna letteratura comparata presso l’università di Haifa ed i suoi romanzi, il primo dei quali uscì nel 1977, non si contano; ma è anche autore di opere teatrali una musicale e l’altra sotto forma di dialogo; ama molto l’introspezione psicologica ed a questo proposito è giusto ricordare
la moglie Ita che certamente lo influenzò. È uno scrittore fortemente radicato nella lingua ebraica ma aperte anche ad altre culture». Yehoshua all’inizio del suo intervento ha spiegato che resterà a Ferrara un giorno in più per farsi «catturare dall’atmosfera della città» ed utilizzarla nella sua prossima novella che ambienterà proprio qui; poi una serie di riflessioni sul significato del museo ebraico. «Forse i musei occidentali cercano di contrastare l’ombra che arriva
dall’oriente – ha detto – o forse quelli occidentali pensano di staccarsi dalla loro origine o ancora alcuni ebrei lontani da Israele vogliono prendere le distanze dai soldati che combattono i palestinesi? Ma ecco la definizione del Libro che ci proclama “popolo di Dio”. Ma il Libro ci è stato dato prima della nostra terra; Mosè ricevette le Tavole poi ci portò alla terra promessa. C’è un grande vantaggio ad avere al centro della propria identità, il Libro – ha continuato lo scrittore
e docente – perché esso ha avuto il merito di tenerci uniti anche nella dispersione».

Margherita Goberti

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